“Woodstock e poi…” – Che il countdown abbia inizio!

La prima volta in cui pensai a questo libro credo fosse un paio d’anni fa. Mi ero impallata con Hair, il musical, e pensai a quanto mi sarebbe piaciuto celebrare la cultura hippie, con uno sguardo a ciò che gli anni Sessanta hanno lasciato a noi, “figli dei figli dei fiori”.

Sono passati due anni di ascolti, letture, film. Due anni in cui mi sono davvero immersa in quel mondo, così distante nel tempo, eppure così vicino a me, alla mia essenza.

Ho lavorato assiduamente a due progetti paralleli. Uno ancora deve finire di prendere forma (e una volta finito sarà un vero sballo), l’altro è questo saggio.

Quando mi sono seduta davanti alla pagina bianca per la prima volta ho avuto paura. Come avrei potuto raccontare di un’epoca in cui non ero neanche nata? Poi, timidamente, tutto a preso forma. Come dice Stephen King, “una parola dopo l’altra”. Sì, perché è così che ogni libro alla fine nasce, una parola alla volta. E in fondo al viaggio ti ritrovi con 194 pagine che sono un compendio di ciò che volevi comunicare fin dall’inizio. Parole che prima non c’erano e che hai messo insieme come se sgorgassero libere dalle tue dita.

Ci sono state le nottate a scrivere e le domeniche con la sveglia presto. Ma ne è valsa la pena, se anche solo una persona uscirà di casa per andare a comprare il mio libro.

Ogni volta che sento qualcuno che non conosco parlarmi di un mio lavoro è un’emozione immensa. Per questo continuo a farlo. E ogni volta i sacrifici e le fatiche mi fanno pensare “Basta, questo è l’ultimo”, ma ancora prima di finire ho già in mente un nuovo progetto. Sono fatta così.

In questo viaggio ho avuto ottimi compagni. Ivano Fossati, che mi ha regalato una meravigliosa intervista esclusiva, Donato Zoppo, che ha firmato la prefazione, e Gianni De Martino, che ha firmato un’interessante Appendice al volume.

Li ringrazio di cuore, per il tempo speso per me.

Non resta quindi che aspettare. Dieci giorni di emozioni in cui ripercorro la strada che mi ha portato fino a qui, ansiosa di stringere fra le mani la mia creatura.

E ansiosa di potervene parlare presto dal vivo.

Che dire quindi? Buona lettura!

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